La stanchezza cronica, o fatigue, è uno dei sintomi dell’artrite psoriasica. Vediamo perché succede, come si misura e cosa si può fare per alleviarla

LA FATIGUE: UNA CONSEGUENZA DELL’INFIAMMAZIONE CRONICA

Una stanchezza anomala, indipendente dallo sforzo fisico compiuto, che non dà tregua e che interessa tutto il corpo, ma anche la mente. Questa è la fatigue, o spossatezza cronica, che rappresenta anche uno dei sintomi più sgradevoli della malattia psoriasica, e in particolare della sua manifestazione articolare. L’artrite psoriasica (PSA), non comporta solo dolore, gonfiore e rigidità articolare, ma fa sentire chi ne soffre costantemente stanco, spossato, senza forze. Per quanto si cerchi di riposare, le cose non cambiano. Come se anche solo alzarsi dal letto e compiere i minimi gesti quotidiani costasse un dispendio energetico enorme. Questa condizione a sua volta produce effetti negativi sull’umore e sulla qualità della vita, che ne viene inevitabilmente compromessa.

La fatigue si traduce in debolezza e perdita di forza fisica e psicologica, e può avere conseguenze socio-lavorative serie, fino alla perdita del lavoro e all’isolamento.

Ma perché succede? Perché chi si ammala di PSA si ammala anche di fatigue?

All’origine di questo stato di esaurimento psicofisico vi è

L’artrite psoriasica è una patologia infiammatoria sistemica cronica che alterna fasi di acutizzazione dei sintomi, ad altre di regressione. La fatigue è un sintomo comune nelle patologie infiammatorie sistemiche autoimmuni delle articolazioni, del tessuto connettivo, della pelle, ed è un indicatore della severità delle stesse. In queste malattie si verifica un’anomala azione del sistema immunitario che attiva molecole pro-infiammatorie – le citochine – contro tessuti e organi del corpo sani. Questa reazione si autoalimenta una volta innescata.

L’infiammazione interna cronica provoca sintomi multidimensionali di intensità variabile tra cui la fatigue: debolezza fisica, dolore, prurito, disturbi del sonno, depressione. La fatigue è associata alla malattia psoriasica sia nella sua sola espressione cutanea (psoriasi) che (soprattutto) in quella articolare (artrite psoriasica), e rappresenta un importante indicatore della sua gravità.

Diversi studi hanno dimostrato come l’infiammazione agisca sul cervello aumentando il livello di stress, di affaticamento generale e di ansia.

Il 50% delle persone con artrite psoriasica sperimenta fatigue, di cui il 30% in forma severa.

Inoltre, proprio la fatigue nei pazienti psoriasici rappresenta uno dei sintomi predittivi di imminente manifestazione articolare della malattia.

La mancanza di sonno e un deficit di ferro (anemia), condizioni spesso associate alle malattie autoimmuni, contribuiscono a peggiorare il livello di fatigue.

LA FATIGUE SI PUÒ MISURARE?

Sì, esistono diversi sistemi di autovalutazione del proprio livello di fatigue. Uno dei più usati e semplici si chiama VAS – Visual Analogue Scale – ed è costituito da una semplice linea orizzontale delimitata dalle cifre 0 e 100 alle estremità. Scorrendo il cursore, è possibile attribuire un punteggio tra questi due estremi, rispondendo a quesiti relativi ai sintomi dell’artrite psoriasica tra cui il seguente:

Considerando il tuo stato di salute generale, quanto il tuo senso di spossatezza e di affaticamento limitano le tue attività quotidiane?

In questo modo è possibile per il paziente fornire una informazione attendibile sull’intensità della fatigue, utile al reumatologo per capire l’andamento della malattia psoriasica. Più il punteggio si avvicina a 100, più la malattia è in fase acuta o non curata adeguatamente.

LA GESTIONE QUOTIDIANA DELLA FATIGUE

La malattia psoriasica, e tutte le malattie croniche di origine autoimmune sono oggi curabili con i farmaci di fondo, o biologici. È possibile mantenere sotto i livelli di guardia l’infiammazione e i suoi sintomi più severi, e migliorare in questo modo la qualità vita di chi ne soffra. La fatigue rappresenta pertanto una condizione reversibile, ma per gestirla al meglio neutralizzandone gli effetti quando più a lungo possibile, occorre che il paziente modifichi anche il suo stile di vita. Assumere i farmaci previsti dal proprio protocollo di cura non basta, perché psoriasi e artrite psoriasica non sono malattie da cui si possa guarire.

Per stare bene, oltre a seguire scrupolosamente le cure e i consigli del proprio reumatologo di riferimento, è necessario avere molta cura e attenzione per il proprio corpo e per il proprio stato psicologico ed essere responsabili su ciò che potrebbe avere effetti negativi anche sulle cure o amplificare gli effetti avversi di queste ultime.

CORPO

Per migliorare la risposta ai farmaci e alleviare la sensazione di affaticamento occorre fare esercizio fisico, ridurre il peso eccedente, smettere di fumare, mangiare cibi sani, assumere integratori di ferro se necessario in caso di anemia.

MENTE

È opportuno valutare un percorso psicoterapeutico per la gestione dei sintomi correlati quali ansia e depressione e per essere aiutati a coltivare un’attitudine positiva verso la vita. La percezione del dolore e della fatigue, infatti, aumenta quanto più ci si sente angosciati e oppressi dalla paura.

RIPOSO

Curare l’igiene del sonno. Se la fatigue è associata a insonnia è necessario agire per migliorare la propria attitudine al riposo notturno. Eliminare caffeina e sostanze eccitanti, assumere blandi sonniferi dietro prescrizione medica, e mantenere una corretta routine del sonno sono le regole da seguire.

Curare l’igiene del sonno. Se la fatigue è associata a insonnia è necessario agire per migliorare la propria attitudine al riposo notturno. Eliminare caffeina e sostanze eccitanti, assumere blandi sonniferi dietro prescrizione medica, e mantenere una corretta routine del sonno sono le regole da seguire. Anche introdurre nella propria quotidianità dei brevi sonnellini (non più lunghi di mezz’ora) può aiutare ad alleviare il senso di stanchezza generale.

Monitorare attentamente le proprie condizioni fisiche e l’andamento dei sintomi della malattia

Instaurare un dialogo proficuo e onesto con il proprio reumatologo e non aspettare che sia il medico a chiedere notizie del paziente